domenica 29 giugno 2008

Primi interventi su Salute e Sicurezza sul Lavoro

Breve storia della medicina del lavoro in Italia Primi studi significativi: Nel 1831 il medico inglese Dr. Thackrah pubblicò uno studio pionieristico sugli effetti di mestieri, costumi e condizioni di vita sulla salute e longevità, proponendo misure per eliminare agenti dannosi. Situazione in Italia nel dopoguerra: La medicina del lavoro era frammentata in vari enti e strutture poco coordinati: Istituti universitari: ricerca su rischi, diagnosi e terapia, ma poco intervento diretto nei luoghi di lavoro. INAIL: gestione assicurativa contro infortuni e malattie professionali. Ispettorato del lavoro: vigilanza su norme di prevenzione, igiene, salari, contratti e contributi. ANCC: controllo su impianti a pressione e combustione. ENPI: controlli sanitari e tecnici, promozione di informazione e ricerca. Patronati sindacali: assistenza gratuita ai lavoratori. Medici di fabbrica: controlli sanitari spesso non mirati e dipendenza economica dalle aziende, con prevalenza della cura sulla prevenzione. Evoluzione normativa: Le prime leggi importanti sulla sicurezza e medicina del lavoro arrivarono nel 1942 (codice civile) e soprattutto negli anni '50: D.P.R. 547/1955: norme antinfortunistiche per macchine utensili e sicurezza generale (700 articoli). D.P.R. 303/1956 e 164/1956: norme specifiche, in particolare per l’igiene del lavoro e le costruzioni. D.P.R. 302/1956: integrazione delle norme antinfortunistiche. Queste leggi fissarono requisiti minimi per ambienti di lavoro, visite mediche preventive, servizi igienici, e altre misure di sicurezza e igiene. Situazione socio-culturale e sindacale: Nei primi 50 anni il D.P.R. 547/55 non venne mai abrogato, anche perché mancavano due protagonisti chiave: I lavoratori e le loro rappresentanze sindacali, che avevano scarso peso e subivano una situazione culturale di rassegnazione. Gli enti pubblici locali. Le malattie professionali e gli infortuni erano visti come inevitabili. Solo alla fine degli anni ’60, con lotte operaie e studentesche, si sviluppò una nuova coscienza collettiva sulla salute sul lavoro. La Legge 300/70 ("Statuto dei Lavoratori") sancì il diritto dei lavoratori di controllare l’applicazione delle norme di prevenzione e di partecipare attivamente alla tutela della salute. Dati drammatici: Dal 1946 al 1966 (boom economico), in Italia si registrarono: Circa 23 milioni di infortuni e malattie professionali. 82.000 morti. Quasi 1 milione di invalidi. Circa 4.000 morti all’anno, ovvero più di 10 al giorno, più di 1 ogni ora lavorativa. Contesto storico nel 1955 (anno di entrata in vigore del D.P.R. 547): Giovanni Gronchi eletto Presidente della Repubblica. Tappe fondamentali per la Comunità Europea (CECA). Formazione nuovo governo Antonio Segni. Italia entra nelle Nazioni Unite. Accordo per l’emigrazione di massa verso la Germania, con 4 milioni di italiani emigrati nei decenni successivi.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

L'iniziativa di aprire un blog sull'argomento, inutile dirlo, è più che lodevole. Speriamo, nel contempo, che non chiudano i teatri vista la crisi in atto a tutti i livelli. Purtroppo infatti non è a rischio solo la nostra salute, ma anche il lavoro stesso. Speriamo, pertanto, che questa preoccupazione non distolga l'attenzione dalla grande problematica della sicurezza che affligge molti settori lavorativi e che, specialmente negli ultimi tempi, è tristemente alla ribalta.
Claudio, un lavoratore del Teatro Comunale di Bologna.

Anonimo ha detto...

Io lavoro (da circa 20anni) al Teatro Massimo di Palermo e per quanto abbia a lamentarmi per l'igiene e per la sicurezza in palcoscenico mi sento dire sempre le stesse cose :ma tu per caso vuoi fare chiudere il Teatro????
Intanto giorno dopo giorno i macchinisti di palcoscenico rischiamo di farci molto male giacche' si continua a lavorare in una non sicurezza totale,meno male che in teatro siamo muniti anche d'ingegneri,che permettono ed autorizzano ad operai di 4°livello di manovrare il carroponte(come dire :guidare una Maserati senza patente).Speriamo che Dio ci aiuti.
Giuseppe Macchinista Palcoscenico Fondazione Teatro Massimo Palermo