Di cosa si ammalano i cantanti: lo strano caso di Ludwig Schnorr von Carolsfeld
di Giuseppe Patti
Al Teatro Comunale di Bologna si è recentemente concluso Tristano e Isotta. Oltre alla maestosità dell’allestimento – difficile aspettarsi il contrario da un’opera di Wagner – il palco ha ospitato cantanti di altissimo livello, tra cui Stefan Vinke e Bryan Register. Durante la fase preliminare di ricerca che precede la valutazione dei rischi di ogni spettacolo, mi sono imbattuto in un tema affascinante e inquietante: la difficilissima ricerca di cantanti vocalmente idonei ad affrontare Wagner. Approfondendo, mi ha colpito una storia incredibile, legata alla breve carriera di un giovane e promettente tenore tedesco dell’Ottocento.
Wagner era ossessionato dalla ricerca dell’interprete perfetto. Pensate che Tristano e Isotta, previsto a Vienna nel 1862, non andò in scena nonostante ben 77 prove, perché il compositore non fu convinto dal tenore scelto per il ruolo di Tristano. Secondo lui, l’artista non era in grado di reggere quella sfida. Solo tre anni più tardi, il 10 giugno 1865, l’opera fu rappresentata per la prima volta a Monaco, sotto la diretta supervisione di Wagner stesso, su invito esplicito del re Ludwig II di Baviera. Il ruolo di Tristano fu affidato a Ludwig Schnorr von Carolsfeld.
Il giovane tenore, consapevole del precedente fallimento viennese, non poteva permettersi di deludere. Sebbene la letteratura non ci offra molti dettagli, possiamo facilmente immaginare l’impegno fisico ed emotivo che profuse per incarnare l’eroe medievale concepito da Wagner. Lo stesso compositore lo definì un «miracolo musico-mimetico», capace di comprendere e incarnare alla perfezione il suo Tristano.
Ma ciò che rende questa vicenda davvero singolare è che Ludwig Schnorr von Carolsfeld morì appena sei settimane dopo la prima, e dopo appena tre rappresentazioni. Aveva solo 29 anni. La sua morte improvvisa alimentò numerose speculazioni, secondo cui il decesso sarebbe stato provocato dalle immani fatiche richieste dal ruolo. Oggi si ipotizza una morte per febbre tifoide o meningite, ma resta il fatto che il repertorio wagneriano è ancora oggi appannaggio dei “pesi massimi”: richiede prestanza fisica, resistenza vocale e grande tenuta psicologica.
Chi era Ludwig Schnorr von Carolsfeld?
Ludwig nacque a Monaco di Baviera il 2 luglio 1836, figlio del celebre pittore Julius Schnorr von Carolsfeld. Studiò alla Kreuzschule di Dresda, sede dell’illustre Kreuzchor, una delle scuole più antiche della Germania, fondata come istituto di formazione per i cantori della Cappella della Santa Croce. Oltre alla musica, i ragazzi venivano educati alla teologia e alle scienze, un’impostazione che influenzò profondamente il giovane Ludwig, spingendolo a proseguire gli studi musicali al Conservatorio di Lipsia.
Ricordiamo che anche Wagner fu allievo della Kreuzschule dal 1821, tra i nove e i quattordici anni.
Ludwig debuttò nel 1858 all’Hoftheater di Karlsruhe e, nel 1860, si esibì sia all’Hoftheater di Dresda che al Nationaltheater di Monaco. Il 25 aprile 1860 sposò Malvina Garrigues, anch’ella cantante, che scelse di mettere in secondo piano la propria carriera per sostenere quella del marito, molto apprezzato dalla critica per la sua intelligenza musicale, la sensibilità, l'affidabilità e la potenza vocale. I suoi repertori d’elezione erano Verdi e Wagner.
Nel 1862, i coniugi incontrarono Wagner al castello di Biebrich a Wiesbaden. Cantarono insieme alcuni brani di Tristano e Isotta, accompagnati al pianoforte dal compositore stesso. L’incontro fu decisivo: Wagner affidò loro i ruoli principali dell’opera. La prima andò in scena il 10 giugno 1865, e sei settimane dopo, il 21 luglio, Ludwig morì a Dresda. Fu sepolto accanto al padre. Malvina, sconvolta, interruppe per sempre la sua attività artistica.
Ma di cosa morì davvero Ludwig Schnorr von Carolsfeld?
In cerca di risposte, ho iniziato a studiare i problemi di salute che affliggono i cantanti lirici. Escluderei che siano stati dei semplici noduli alle corde vocali a ucciderlo. Ma possiamo dire lo stesso di un polipo emorragico non curato? Chi lavora nel settore sa bene quanto spesso lo spettacolo venga anteposto alla salute. Tempi serrati, prove estenuanti, aspettative elevate: tutto contribuisce a trascurare le più elementari pratiche di prevenzione.
Non ho trovato una risposta definitiva sulla causa della morte di Ludwig, ma la sua vicenda apre una riflessione necessaria sulla salute dei cantanti. Diversi critici musicali hanno sollevato l’allarme sulle numerose morti improvvise nel mondo lirico, imputandole all’abuso di cortisone e di altre sostanze “dopanti”. Questi farmaci, sebbene efficaci nell’immediato per lenire infiammazioni della laringe, possono causare gravi effetti collaterali a lungo termine: aumento di peso, osteoporosi, iperglicemia, ritenzione idrica, insonnia, depressione e dipendenza, solo per citarne alcuni.
È importante chiarire che il cortisone non agisce sulla causa del dolore, ma solo sui sintomi dell’infiammazione. E nella maggior parte dei casi, il dolore è causato da lesioni ben note: noduli o polipi vocali.
Noduli e polipi: il prezzo della voce
I noduli vocali sono lesioni bilaterali causate da sfregamento ripetuto delle corde vocali. Si comportano come dei “calli” che impediscono la corretta chiusura delle corde, causando voce debole e soffiata. Possono regredire con terapie logopediche, ma nei casi più gravi si ricorre alla chirurgia.
Il polipo è invece una vera e propria ernia della mucosa vocale, dovuta a un trauma acuto. Può essere sieroso o emorragico, e nel 99% dei casi richiede intervento chirurgico. La disidratazione delle mucose e il reflusso gastroesofageo aumentano il rischio di insorgenza.
Talvolta i due problemi possono coesistere. Riporto qui il caso di una cantante che nel 2009 scriveva online:
“Ho 33 anni, sono soprano in un coro polifonico da 4 anni. Dopo un concerto ho sentito la voce cambiare: non riesco più a prendere le note alte e a volte la voce non esce. Mi hanno diagnosticato un polipo emorragico sulla corda vocale destra e un nodulo kissing sulla sinistra. Dopo l’operazione dovrò stare in silenzio assoluto? Potrò riprendere le mie attività quotidiane?”
Risponde il dott. Raffaello Brunori:
“L'intervento si chiama microlaringoscopia e si effettua in anestesia generale, anche in regime di day hospital. Dopo l'intervento si può parlare normalmente, evitando urla o sussurri.”
Come prevenire?
Tornando alla domanda iniziale – di cosa si ammalano i cantanti – possiamo affermare che tra le cause principali ci siano l’assenza di alternanza nei ruoli, tecniche vocali scorrette e l’abitudine a “spingere” la voce. L’eccessivo sforzo causa microtraumi e infiammazioni, spesso trascurate.
Nel Tristano e Isotta di Bologna era previsto il doppio cast, a garanzia delle pause necessarie ai cantanti. Ma ciò non sempre accade. Il repertorio wagneriano, in particolare, rende l’alternanza quasi obbligatoria. Se anche Ludwig Schnorr von Carolsfeld avesse avuto un collega con cui alternarsi, forse la sua storia sarebbe andata diversamente.
Un altro problema riguarda l’insegnamento del canto: fino agli anni ’40 era richiesta un’abilitazione statale per insegnare, a tutela degli allievi. Oggi non è più così, e un cattivo insegnante può compromettere una carriera. Molti cantanti si affidano al foniatra per valutazioni tecniche approfondite.
Come sottolinea il Prof. Franco Fussi, foniatra di fama internazionale e consulente del Teatro Comunale di Bologna:
“Avere una buona consapevolezza del proprio organo vocale permette di essere un artista più completo, più consapevole e magari più longevo.”
In conclusione
La storia di Ludwig Schnorr von Carolsfeld merita di essere ricordata, magari con un film che ne celebri la breve e intensa parabola. Chissà che Scott Hicks, dopo aver raccontato la vita di David Helfgott, non voglia dedicarsi anche a questa. Sarebbe un’occasione per portare all’attenzione di tutti quanto costa, davvero, una voce.
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