Il mestiere del musicista e i rischi per la salute
di Giuseppe Patti
Dietro la magia di un’opera o di un concerto sinfonico si cela un mondo complesso, dove tecnica e arte si intrecciano con un intenso lavoro fisico e mentale. Spesso non si pensa che anche il musicista, come l’operaio o lo sportivo, è esposto a rischi professionali per la salute. Eppure, eseguire un brano con precisione e intensità richiede movimenti ripetuti, posture forzate e carichi muscolari che, nel tempo, possono causare disturbi anche invalidanti.
Non è un tema nuovo: già nel 1700, Bernardino Ramazzini – padre della medicina del lavoro – nel suo De Morbis Artificum indicava i “suonatori” tra le categorie soggette a malattie professionali, per via delle posture e dei movimenti prolungati. La sua celebre intuizione – “meglio prevenire che curare” – resta oggi più che mai attuale.
Negli ultimi decenni, vari studi hanno confermato quanto il mestiere del musicista sia fisicamente impegnativo. In Germania, il medico sportivo Gerard Schnack ha evidenziato la necessità di un approccio “agonistico” alla prevenzione, simile a quello usato per gli atleti. Invece di ricorrere a terapie passive (farmaci, riposo, massaggi), propone programmi intensivi per rinforzare la muscolatura di supporto, soprattutto nella regione scapolare e dorsale. I violinisti, ad esempio, sono spesso soggetti a sovraccarichi articolari e sbilanciamenti muscolari che con il tempo portano a lesioni.
Il dentista e musicista Franck Jeschke ha studiato i disturbi cranio-mandibolari nei violinisti, causati dalla pressione continua dello strumento contro il mento. Il “lavoro col mento”, come lo definisce, genera tensioni muscolari anomale in testa, collo e spalle, con effetti paragonabili a quelli delle disfunzioni dell’articolazione temporo-mandibolare.
Una ricerca condotta in due orchestre tedesche dai medici Bowing, Molsberger e Albrecht ha rivelato che il 35% dei musicisti lamentava dolori alla nuca, il 16% disturbi alla colonna e l’11% emicranie. Le problematiche variavano in base allo strumento: i violinisti, ad esempio, soffrono di dolori cervicali, alla spalla e al gomito, spesso legati alla postura rigida e sedentaria necessaria durante l’esecuzione.
Anche in Italia qualcosa si muove. Il Teatro alla Scala ha attivato un ambulatorio fisioterapico interno per i propri orchestrali. E un recente studio del Politecnico di Torino, condotto sui musicisti del Conservatorio Vivaldi di Alessandria, ha impiegato elettrodi di superficie per analizzare in tempo reale l’attività muscolare durante l’esecuzione. Le mappe ottenute, simili a un elettrocardiogramma muscolare, permettono di correggere le posture prima che si cronicizzino i problemi.
In conclusione, la professione del musicista richiede oggi un’attenzione nuova alla salute. La sfida è valorizzare le ricerche scientifiche e le buone pratiche di prevenzione senza compromettere la qualità artistica. Come ci insegna Ramazzini, la tutela della salute dei lavoratori è un dovere sociale. Anche quando quei lavoratori suonano sul palcoscenico.
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