lunedì 27 aprile 2009

Il Teatro Comunale di Bologna


Il Teatro Comunale di Bologna fu costruito sul progetto di Antonio Galli Bibiena fra il 1756 ed il 1763 nell'area prospiciente l'attuale piazza Verdi, dove un tempo sorgeva il Palazzo dei Bentivoglio.

Antonio Bibiena aveva assunto la direzione dei lavori coadiuvato dal capomastro Michelangelo Galletti. Si stavano innalzando i muri perimetrali quando Bibiena contestò al Galletti la sicurezza d'impianto. La questione non era da poco e al Bibiena fu chiesto di esporre e motivare le ragioni della sua opposizione perentoria. Ritardandosi i lavori senza riuscire a trovare una soluzione, gli Assunti di Camera risolsero allora di chiedere a Bibiena di costruire un modello dell'alzato e della pianta affinchè fossero sottoposti al giudizio pubblico dei cittadini. I cittadini più autorevoli si videro coinvolti personalmente e si scatenò una feroce e vivacissima polemica. Intervennero contro il Bibiena i maggiori architetti bolognesi quali Dotti, Torreggiani e scienziati come Gabriello Manfredi e Eustachio Zanotti. La temperatura delle polemiche è data dalla testimonianza dello scrittore veneziano Francesco Algarotti che ha lasciato un saggio a stampa sul quale contesta tutte le scelte progettuali del Bibiena tra cui soprattutto: la scelta di costruire la cavea in muratura (perchè resistente al fuoco), anzichè in legno e il disegno della pianta a forma di campana. Bibiena si vede costretto a modificare il progetto originale, non ultime le ragioni economiche che non permisero di realizzare la stessa ricchezza di ornato dell'originale ligneo che ancora oggi si conserva nel foyer centrale del teatro. L'elaborazione del progetto attuale dovette risultare molto laboriosa infatti sono conservate, pubblicate a stampa, altre elaborazioni intermedie e più vicine al risultato finale. Ridotto il boccascena, i palchi furono differenziati in solo due tipologie, la curvatura a campana molto meno accentuata.

L'inaugurazione del Teatro, il cui prospetto era stato finanziato dal Senato bolognese e dal Vativano, avvenne il 14 maggio 1763 con l'opera inedita il Trionfo di Clelia su libretto di Pietro Metastasio e musicata da Gluck con l'allestimento realizzato dallo stesso Bibiena ma affrettato e ridotto all'essenziale. Nonostante la mancata realizzazione di innumerevoli parti dell'edificio e di locali di servizio, il Teatro Comunale può considerarsi la realizzazione teatrale più importante di Antonio Bibiena anche se per molti anni dopo l'apertura rappresentò quasi esclusivamente spettacoli di prosa e veglioni di carnevale.

In occasione dell'inaugurazione del nuovo Teatro Corso nel 1805, si volle rilanciare l'immagine del Teatro Comunale rinnovando le ormai vetuste tecnologie.
Il macchinista Ferrari costruì un argano per l'innalzamento della platea da usarsi per ampliare lo spazio del palcoscenico in occasione di feste, ancora oggi
in perfetto funzonamento se le tubature dell'impianto antincendio non ne impedissero il movimento.

Nel 1818-20 l'architetto comunale Giuseppe Tubertini operò il primo importante restauro. Fu costruita la volta perimetrale della platea , dipinta ad ornato
da Mauro Beri , che finse, seguendo il Bibiena, una soluzione architettonica nella quale però, con mutata concezione, il figurinista Pietro Fancelli dipinse
le allegorie di Musica, Poesia, Pittura e Storia. Si soppresse la cornice che correva alle sommità della sala e della trabeazione del boccascena;
l'articolazione delle superfici venne mitigata dalla rettifica dell'andamento dei parapetti dei palchi, come delle sottostanti cornici di sostegno, mutate
anche le forme delle mensole e degli ornati relativi negli archivolti dei palchi stessi che ebbero i balaustrini a fusto svasato con collarino di fogliame.
Nel boccascena dei pilastri corinzi sormontati da architravi, presero il posto delle colonne bibienesche. La struttura a pareti curve di raccordo tra la
platea e il boccascena fu eliminata come due nicchie con le statue della Musica e della Poesia di antonio Schiassi.

Circa trent'anni dopo nel 1853-54, Carlo Parmeggiani aggiunse nel boccascena quattro mensoloni a lacunari, furono attuate alcune modifiche nelle mensole del
terzo ordine di palchi ed al cornicione del loggione. La volta della platea fu ridipinta da Giuseppe Badiali e Antonio Muzzi. Nello stesso anno Luigi
Samoggia con Luigi Busi ridipinsero nuovamente il soffitto della platea con una decorazione in sintonia con le porte degli Atri, i chiaroscuri e i lampadari
che furono ridisegnati in stile pseudo-settecentesco perchè si adattassero allo stile generale del teatro.

Un grave incendio distrusse nel 1931 il palcoscenico e il sipario di Angiolini. L'anno successivo, Armando Villa ricostruì l'attuale palcoscenico. Finalmente
nel 1935-36 l'architetto Umberto Ricci completò la facciata, rimasta sempre incompiuta, nelle forme attuali.

Il 23 giugno 1980 il teatro venne dichiarato inagibile e chiuso al pubblico, a causa dei legni, posti specialmente sotto il pavimento del loggione, del
quarto e del quinto ordine, corrosi gravemente dai tarli. La sovrapposizione di restauri non sempre esemplari (le strutture aggiunte avevano creato
instabilità in alcuni palchi) e l'acustica della sala furono due questioni che resero complesso l'intervento di ripristino. I lavori proseguirono a ritmo
intensissimo per evitare che il teatro restasse chiuso per più tempo del previsto. L'anno successivo all'inaugurazione vennero ultimati i lavori più
importanti e che non richiedevano la chiusura dell'edificio. Si consolidarono i solai, si ripristinarono la volta della sala e del sottotetto, fu ripassato
il coperto, furono rifatti i pavimenti, gli intonaci e si realizzarono gli impianti di sicurezza a norma di legge. Le strutture in legno furono trattate
contro le infestazioni, furono restaurati la maggior parte dei dipinti e dei decori e infine migliorati le condizioni dei servizi. Il 5 dicembre 1981 si
riaprì il sipario con la rappresentazione dell'Aida di Giuseppe Verdi.


Ricerca storica a cura della Fondazione Teatro Comunale di Bologna.
Foto Lorenzo G.


Teatro Comunale di Bologna

Una macchina di legno nel Teatro Comunale: La ruota del sottoplatea.
Come spesso accade per la maggior parte dei monumenti italiani, non esistono disegni o fondi di archivio riguardanti i meccanismi meccanici e tra questi troviamo la ruota del sottoplatea del Teatro Comunale di Bologna. A sopperire a questa carenza ci ha pensato un bravissimo ingegnere di nome Giuseppe Amoruso. Questo ingegnere ha avuto la passione e la pazienza di analizzare la "fabbrica teatro" di Antonio Galli Bibiena, architetto e scenografo bolognese del '700, attraverso uno studio analitico e grafico sul funzionamento del meccanismo, perfettamente conservato e funzionante posto appunto nel sottoplatea del teatro.
La preziosa ricerca cliccando sul link sottostante:
http://disegnarecon.unibo.it/article/viewFile/659/625








sabato 25 aprile 2009

Quando è necessaria la sorveglianza sanitaria


La sorveglianza sanitaria disciplinata dall'art. 41 del D.Lgs. 81/08 è effettuata dal medico competente e rientra tra gli obblighi cui ogni lavoratore deve sottoporsi.
Il lavoratore esposto a determinati rischi, che vedremo di seguito, può fare richiesta di essere visitato dal MC (medico competente) il quale valuterà se effettivamente la richiesta fatta dal lavoratore sia correlata da rischi lavorativi.
Ecco quando è necessaria la sorveglianza sanitaria:

Esposizione al rumore (l'ipoacusia, detta anche sordità, è al primo posto tra le malattie professionali);
Esposizione a vibrazioni;
Esposizione a campi elettromagnetici, agenti chimici, mutageni e cancerogeni, amianto, agenti biologici;
Addetti ai videoterminali (tra essi bisogna valutare il tempo di esposizione dei cabinisti alle luci nel caso in cui essi superino venti ore settimanali di esposizione);
Movimentazione manuale dei carichi (i danni all'apparato muscolo-scheletrico sono al secondo posto tra le malattie professionali);
Altre condizioni disergonomiche quali mansioni comportanti sovraccarico degli arti superiori;
Altre normative specifiche quali quelle riguardanti il lavoro notturno, l'esposizione al silice e l'esposizione alle radiazioni ionizzanti.

Cosa succede se il MC esprime parere di inidoneità del lavoratore alla sua mansione specifica?
Il datore di lavoro (che ricordiamo è il sovrintendente delle fondazioni lirico sinfoniche o il direttore dei teatri) attua le misure indicate dal medico competente e, qualora le stesse prevedano un'inidoneità alla mansione specifica, adibisce il lavoratore, ove possibile (e questo rappresenta un punto poco chiaro a mio avviso e comunque molto spesso richiede una valutazione di un giudice), ad altra mansione compatibile con il suo stato di salute (art. 42). Il lavoratore che viene adibito a mansioni inferiori conserva la retribuzione corrispondente alle mansioni precedentemente svolte, nonchè la qualifica originaria. Qualora il lavoratore venga adibito a mansioni equivalenti o superiori si applicano le norme di cui all'art. 2103 c.c., fermo restando quanto previsto dall'art. 52 del D.Lgs. 30 marzo 2001, n. 165.
L'inidoneità può essere giudicata anche parziale o temporanea con prescrizioni o limitazioni. In questo caso vanno precisati i limiti temporanei di validità.
Il lavoratore che non concorda con i giudizi del medico competente può fare ricorso. Tale ricorso deve essere presentato entro trenta giorni dalla data di comunicazione
del giudizio medesimo, all'organo di vigilanza territorialmente competente che dispone, dopo eventuali ulteriori accertamenti , la conferma, la modifica o la revoca del giudizio stesso.

Ricordo che le visite mediche non possono essere effettuate in fase preassuntiva, per accertare stati di gravidanza e, comunque, negli altri casi vietati dalla normativa vigente. Ho sentito dire a questo proposito che l'attuale governo di centro-destra sta valutando l'ipotesi di intervenire su questa norma. Vedremo prossimamente cosa avverrà.